AH, LE VENTOUX!

Abbiamo chiesto ad alcuni atleti, clienti e amici di Effetto Mariposa di raccontarci come vivono la loro passione per bicicletta.

Oggi è il turno di Jérémy Marechalspecialista di Enduro e MTB che vive alle pendici del mitico Mont Ventoux .

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Jey Maréchal durante una delle sue evoluzioni

Ci sono persone che sembrano fare la vita che tutti noi sogniamo: vivere di bicicletta con la propria famiglia in una “Mecca” del ciclismo, sempre col sorriso in viso. Una di queste sembra proprio essere Jérémy “Jey” Maréchal, ciclista francese con un solido palmares sportivo, soprattutto nel mondo gravity, un biker tosto e molto tecnico, che non disdegna di saltare e di derapare con qualsiasi mezzo si muova. Jey vive nei pressi del Mont Ventoux, terra di ciclismo, di Tour de France, dei duelli storici tra Armstrong e Pantani, e ci ha svelato un aspetto meno conosciuto del “Monte Calvo”: quello dei suoi magnifici trail.

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Anche se è più avvezzo alle ruote grasse, Jérémy non disdegna una salita in bici da corsa, soprattutto sul “suo” Ventoux.

Grazie per averci concesso questa chiacchierata, Jey: ora sei alle pendici del Mont Ventoux? Com’è vivere e pedalare vicino ad una montagna così importante?

“Sì, sono qui, mi sto godendo il bel tempo e, soprattutto, la libertà di poter andare dove voglio dopo la reclusione per il Covid-19. Per me il Ventoux è un luogo molto importante. Penso che sia stato proprio il fatto di essere cresciuto qui, in queste campagne, a farmi scoprire e amare il ciclismo: posso uscire di casa e fare subito un bel giro su strada sul mont Ventoux… ah, Le Ventoux! Una salita molto difficile ma ogni appassionato di ciclismo deve farla almeno una volta nella vita. L’ascesa più famosa di Bedoin, sul lato sud, è di 22 km senza tregua. Sale sempre, imperterrita, e devi avere un grande forza mentale perché per molta strada, oltre ai 6 km finali, è immersa in questi ciottoli ardenti e sembra infinita. Se poi c’è vento, come mi è successo 15 giorni fa e spesso, è un vero inferno .. Ma che soddisfazione una volta lassù!”

Così ci fai subito commuovere… ma quali sono i tuoi percorsi preferiti in MTB sul Ventoux?

“Gli sterrati del Ventoux sono molto pietrosi ma ci sono single track molto belli… penso al Baume du Chat, una valle superba che scorre molto velocemente nei boschi. C’è anche la Céderaie, alla fine del percorso 5 Enduro lato sud, disegnato da amici: è molto divertente da guidare e per tutti i livelli. Il lato nord, il famoso GR4 del Col du Comte ha piste molto belle e una discesa che arriva su Aurel, veloce e scenografica… pensa che non l’ho ancora esplorato tutto, ma molto spesso farò nuove tracce!”

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Jey in sella con suo figlio Léni, 19 mesi, spesso in bici con lui senza paura. “Sua sorella maggiore Mila”, racconta Jérémy, “ha 7 anni. Va un po’ in bici ma per ora adora soprattutto i pony”.

La bicicletta per te è anche una professione.

“Sì, Il mio primo lavoro è quello di rappresentare il marchio Eastpak per il sud-est della Francia poi sono brand ambassador per Giant Bicycles France dove mi occupo di campagne pubblicitarie, immagini, video. Ho quindi bisogno di mantenermi in forma e mi alleno in media 3 volte a settimana con un mix di All-Mountain, strada, E-Bike e Downhill.

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Bel panorama… ma guardate in alto a sinistra

Fai spesso uscite spettacolari su rocce, creste pericolose… qual è la cosa più folle che hai fatto in bici?

“Adoro i percorsi impegnativi, con molta pendenza e anche molto tecnici. Sono un po’ la mia specialità: quando mi viene detto “lascia perdere, è un casino, laggiù non ce la farai mai a passare” ecco che ci sto già andando (ride). Cerco sempre di raidare l’impossibile. Ma l’anno scorso, alle Deux Alpes, ho visto scorrere la mia vita davanti agli occhi. Sono salito per fare un freeride molto difficile giù da un sentiero di ghiaia e non avevo visto che alla fine ci fossero dei lavori. Così sono arrivato a 60 km/h dritto su un mucchio di terra alto due metri… ho tenuto forte il manubrio, mi sono ritrovato in un lungo, infinito salto e sono atterrato miracolosamente in piedi sul sentiero…. è stato veramente pazzesco.”

Tra Downhill e Enduro cosa preferisci?

“Senza esitazione rispondo Downhill: la velocità e il divertimento che puoi ottenere con queste bici è folle e, per me, molto più divertente dell’Enduro. Mi diletto anche con i trick, il mio preferito resta sempre un buon backflip, sia per le sensazioni che provo nel farlo che per la spettacolarità del gesto.

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Un bel backflip di Jey

Ho visto che stai provando molte e-bike. Come ti trovi, il peso è un problema?

“L’E-Bike è fantastica, mi diverto sia in salita, perché posso risalire al contrario i single track, che in discesa. Il peso non è affatto un problema perché quando si scende la bici è praticamente ancorata a terra grazie al peso e questo è un un vantaggio. Durante una salita tecnica, invece, il peso di una bici elettrica induce a lavorare di più con la parte superiore del corpo e causa quindi uno sforzo più completo, anche se meno duro per le gambe. Insomma, il peso della bici lo sento solo quando devo caricarla sul mio pick up (ride, nda). Con l’E-Bike ci sono andato anche sul Ventoux, ovviamente: dopo aver percorso 1800m di dislivello avevo ancora il 10% di batteria e non avevo ancora la nuova batteria da 625W/h di Giant che mi avrebbe permesso di averne ancora il 15%. Insomma, l’E-Bike non è un prodotto per anziani, come la maggior parte delle persone pensa: è fatta per andare oltre e/o più velocemente. Posso assicurarti che rimane uno sport: assistito, è vero, ma c’è comunque il modo di fare fatica…”

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Jey alle prese con un passaggio molto tecnico in sella a una E-Bike. Ora la bici elettrica non ci sembra più uno strumento per paciosi anziani

Facciamo un piccolo salto nel passato: quando hai iniziato con le biciclette?

“Ho iniziato con la mountain bike all’età di 14 anni e sono stato subito attratto dalla discesa: ho vinto la Coppa di Francia per il Downhill nel 2001 nella categoria stock.
Ho quindi fatto i primi eventi Freeride e ho vissuto anche gli inizi dell’Enduro. Mi piacciono tutte le discipline della bici, perché sono caratterizzate da sforzi intensi e completi ma che non traumatizzano il corpo.
Come sono cambiate le bici in questi anni! Ho iniziato con 18 marce, ruote da 26 pollici e freni cantilever. Così ho vissuto appieno tutte le ere della MTB: l’arrivo delle forcelle ammortizzate, dei V-Brake, delle full suspended. Poi ancora dei dischi, del tubeless, delle trasmissioni monocorona, delle ruote da 27,5 poi le 29… e ora le elettriche! Oggi puoi avere una buona bici da Enduro con il peso di una bici da corsa dell’epoca ma con tutta la tecnologia per scendere velocissimo dove vuoi.”

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Jérémy nel 1994, a 13 anni, alla randonnée de Beaumes de Venise con la sua Sunn 1000, allestita con forcella ad elastomeri e con una delle prime versioni dei comandi al manubrio “Grip shift”

Parlando di tecnica e ruote, come ha influito il tubeless nella tua guida?

“Le coperture tubeless hanno cambiato la mia vita da ciclista! Le forature sono quasi brutti ricordi… meglio così: più tempo per guidare, meno a riparare.
Abitualmente su tutte le bici uso il Caffélatex con aggiunta di Vitamina CL per avere una maggiore efficacia su fori più grandi, fino a 8 millimetri. Per le mie discese più difficili, con le bici da Enduro, DH e le E-bike, aggiungo i Tyreinvader che proteggono il cerchio quando colpisco molto duramente le pietre. Mi prendo sempre molta cura delle mie bici perché, dovendo esporle per i video, le foto e i servizi giornalistici, devono sempre essere perfette e funzionare bene.”

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L’importante è sempre saltare e andare veloci

Sembra che ti piaccia saltare in molti modi, anche con i quad!

Sì, adoro la velocità, le traiettorie ei salti con ogni mezzo… però, purtroppo, faccio un rally con un’auto sarebbe troppo costoso per me, così ho una Polaris RZR che mi offre di divertirmi nella guida, nei salti e nel cross… è davvero un mezzo favoloso. Poi usa anche la moto da cross, che mi serve anche per tracciare i percorsi da MTB. Ma ora ho proprio voglia di viaggiare, sto sto organizzando per fare tante cose che ho in sospeso da troppi mesi. Ovviamente, sempre in sella ”.


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